La prima iniziativa promossa da ADoCeS è stato il Corso di Formazione:
"CONOSCERE LE CELLULE STAMINALI" con lo scopo di aggiornare e
formare i responsabili e volontari delle associazioni dei donatori. Sono stati invitati
anche i Medici che operano nei Servizi Trasfusionali e il personale ostetrico delle
Aziende ospedaliere del Veneto.

Il corso si è sviluppato in tre giornate di lezioni. Nella prima, il 7 luglio, presso la
Sala Convegni dell'Ospedale di Treviso sono state trattati i seguenti argomenti:
LA BIOLOGIA DELLE CELLULE STAMINALI
Relatrice Dr. E. Durante - Servizio Trasfusionale Presidio
Ospedaliero di Treviso
Cosa sono le cellule staminali?
Sono cellule immature non differenziate in modo terminale, dotate di capacità
proliferative durante tutta la vita dell'individuo e in grado di dare origine ad almeno un
tipo cellulare specializzato.
Che funzione hanno?
Sono necessarie ogni qualvolta occorra sostituire periodicamente cellule differenziate che
non possono dividersi. Sono in grado di ricostituire il pool di cellule in tessuti
caratterizzati da un alto ricambio causato da processi di continuo differenziamento, come
le cellule del tessuto emopoietico, o da processi di continua morte cellulare, come le
cellule dell'epidermide. Le cellule staminali sono state identificate anche in tessuti che
normalmente vanno incontro a limitata rigenerazione come, per esempio, il fegato ed il
cervello.
Dove si trovano?
Alla fecondazione, la fusione dei gameti femminile e maschile dà origine allo zigote, la
prima cellula che costituisce un nuovo individuo e che possiede tutte le informazioni, a
livello nucleare e citoplasmatico, necessarie a dare inizio allo sviluppo embrionale.
Lo zigote può essere considerata una cellula staminale totipotente, perché il suo
potenziale è totale ed essa può dare origine a qualsiasi tipo cellulare.
Anche le cellule che derivano dalle prime divisioni dello zigote sono tutte cellule
staminali totipotenti: ognuna di esse, se impiantata nell'utero di una donna, avrebbe il
potenziale per svilupparsi in un feto.
Queste cellule sono infatti note come cellule staminali embrionali.
Dopo circa quattro giorni dalla fecondazione e a seguito di parecchie divisioni cellulari,
le cellule che derivano dallo zigote iniziano a differenziarsi, formando una sfera cava
detta blastocisti, costituita da un foglietto esterno di cellule e all'interno della sfera
c'è un cluster di cellule detto massa cellulare interna.

Il foglietto esterno darà origine alla placenta e ai tessuti di supporto allo sviluppo
embrionale, mentre la massa cellulare interna è deputata alla formazione di tutti i
tessuti dell'individuo.
Sebbene le cellule della massa cellulare interna possano dare origine a tutti i tessuti
costituenti un individuo, esse non possono formare un organismo completo perché non in
grado di costituire la placenta e gli annessi embrionali. Poiché il loro potenziale non
è totale, le cellule della massa cellulare interna sono cellule staminali pluripotenti.
Infatti, se si impiantasse nell'utero di una donna una cellula proveniente dalla massa
cellulare interna, non si svilupperebbe un feto.
Con il procedere dello sviluppo embrionale, le cellule staminali pluripotenti della
blastocisti vanno incontro ad ulteriore specializzazione in cellule staminali deputate
alla formazione di cellule con una particolare funzione.
Queste ultime sono note come cellule staminali tessuto-specifiche o somatiche.Le cellule
staminali pluripotenti possono essere isolate da alcuni tipi di tessuto nel bambino e
nell'uomo adulto, ove sono presenti per rimpiazzare le cellule in continuo ricambio.
Una delle cellule staminali pluripotenti meglio caratterizzate e più utilizzate è la
cellula staminale ematopoietica.

Della cellula staminale ematopoietica ha relazionato il
Dr. Maurizio Mordacchini del Servizio Trasfusionale del Presidio ospedaliero di Treviso.
La parte corpuscolata del sangue umano è composta da cellule con elevato turn over.
L'emivita dei globuli rossi è di circa 120 giorni, quella delle piastrine è di 10 giorni
e quella dei globuli bianchi è di appena qualche ora.
La domanda giornaliera di nuove cellule ematiche mature è altissima: circa 400 miliardi
di cellule al giorno.
Il processo di formazione del sangue è sostenuto durante tutta la vita da una popolazione
di cellule staminali ematopoietiche (CSE) che popolano il midollo osseo in uno stato
metabolico quiescente. Biologicamente le CSE sono caratterizzate dalla capacità di
automantenimento nel tempo e dalla possibilità di differenziarsi in precursori
ematopoietici. Quando uno CSE si divide, genera sia elementi di tipo indifferenziato
destinati a ripopolare il comparto staminale, sia elementi, detti precursori emopoietici,
che entrano nel meccanismo differenziativo di tutte le linee. Man mano che i precursori
ematopoietici progrediscono nella differenziazione acquisiscono un enorme potenziale
proliferativo che permette loro di far fronte all'altissima richiesta giornaliera di
cellule del sangue.
Nel midollo osseo le CSE appaiono come elementi di piccole dimensioni mentre i precursori
ematopoietici sono cellule più grandi e con varia morfologia a seconda della linea di
differenziazione intrapresa.
Le CSE e i precursori ematopoietici midollari, pur essendo cellule tra loro molto
differenti, esprimono tutte sulla propria superficie una molecola di membrana codificata
come CD34.
L'impiego clinico di precursori emopoietici CD34 è ormai consolidato in oncoematologia,
soprattutto nel trattamento di alcune leucemie e malattie linfoproliferative croniche.
L'uso può essere esteso alla cura di alcuni tumori solidi, a disordini ematologici
ereditari e a forme autoimmuni.
Le fonti di cellule CD34 per uso clinico sono il midollo osseo, il sangue periferico ed il
sangue placentare.
Nei donatori di midollo osseo il prelievo viene generalmente eseguito dalle ossa del
bacino (creste iliache) previa anestesia totale o parziale.
Le cellule staminali da sangue periferico si raccolgono invece dallo stesso paziente
(trapianto autologo) mediante un'apposita macchina, dopo somministrazione di farmaci
(fattori di crescita).
Sono anche stati riportati molti casi di donatori di cellule staminali da sangue
periferico con somministrazione di fattori di crescita (solitamente consanguinei,
compatibili con i pazienti da
trapiantare), ma per una valutazione conclusiva sulla sicurezza dell'uso di questi farmaci
nei donatori sani è richiesto un loro più lungo impiego.
Le CSE mobilizzate nel sangue periferico presentano potenzialità inalterate rispetto alle
non trattate e, nonostante l'alto numero di linfociti presenti, le CSE hanno una ridotta
capacità di generale reazioni di rigetto nel ricevente dopo il trapianto.
Il sangue placentare è un'altra fonte importante di cellule staminali emopoietiche:
da oltre due decenni i ricercatori hanno scoperto che esso contiene le stesse cellule
staminali del midollo osseo.
Il prelievo avviene al termine del parto, quando ormai il cordone ombelicale è stato
reciso e la mamma e il bimbo hanno ricevuto le opportune cure. Il sangue viene raccolto
dall'ostetrica in apposita sacca sterile e recapitato alla banca per le analisi, la
tipizzazione HLA e la crioconservazione in speciali contenitori di azoto liquido a -190°,
a disposizione dei Centri di trapianto di midollo osseo.
LE PROSPETTIVE TERAPEUTICHE POTENZIALI DELLA RICERCA SULLE CELLULE
STAMINALI
Questo importante argomento è stato trattato dal Dr.
Sergio De Angeli Responsabile del Laboratorio di Colture cellulari del SIT di Treviso.
Le applicazioni delle cellule staminali sono attualmente le seguenti:
Oltre a questi tipi di trapianto esistono molte altre patologie che potranno in futuro
essere curate utilizzando cellule staminali:
a) rigenerazione di cellule e tessuti
la maggiore applicazione delle cellule staminali è quella di sostituire cellule o tessuti
danneggiati o non funzionanti e quindi di essere potenzialmente efficaci in un contesto di
terapia cellulare/tissutale sostituendo probabilmente il trapianto di organo.
b) terapia cellulare per:
la ricostruzione del midollo spinale danneggiato da traumi fisici. In questa
possibilità, già sperimentata sul topo, è stata sfruttata la trasformazione dei
precursori degli oligodendrociti in cellule che producono mielina nel midollo spinale;
malattie degenerative del sistema nervoso (Alzheimer, Morbo di
Parkinson, ecc.)
malattie infiammatorie di natura sistemica, degenerative della retina,
della cornea e dell'apparato uditivo.
c) terapia genica
Ha come obiettivo la sostituzione dei geni alterati nelle malattie
genetiche (causate da errori nei meccanismi che permettono la duplicazione e la
trascrizione di porzioni di DNA) mediante il trasferimento di un gene "corretto"
in cellule ospiti. Le cellule staminali sono in grado di accettare e tollerare, molto
meglio delle cellule mature, geni introdotti dall'esterno con tecniche di ingegneria
genetica, mirate a correggere l'effetto patologico di geni difettosi o mutati mediante
trasferimento genico. Un singolo trasferimento di gene in una cellula staminale renderebbe
infatti disponibili cellule corrette del sangue, della pelle, del fegato e perfino del
cervello.
Per la loro capacità di generare cellule in quantità rilevanti, le cellule staminali
potrebbero rappresentare una soluzione nella terapia genica e le ricerche in questo campo
fanno sicuramente sperare che, in un futuro prossimo, molte delle patologie che limitano
la vita di tanti individui che ne sono colpiti, verranno finalmente sconfitte.
Sabato 14 luglio presso l'Aula B del Policlinico Borgo Roma di Verona
si è tenuta la seconda lezione
Gli aspetti della recente legge che riconosce il Registro Nazionale Donatori di
Midollo Osseo
L'argomento è stato trattato dalla Dr.ssa Aurora Vassanelli del Servizio Trasfusionale e
Immunoematologia del Policlinico che ha anche approfondito gli aspetti relativi alla
figura del donatore di midollo, che la recente legge ha finalmente riconosciuto con l'art.
5 che stabilisce i suoi diritti:
1. i donatori di midollo osseo con rapporto di lavoro dipendente hanno diritto a permessi
retribuiti per il tempo occorrente all'espletamento dei seguenti atti:
a) prelievo finalizzato all'individuazione dei dati genetici;
b) prelievi necessari all'approfondimento della compatibilità con i pazienti in attesa di
trapianto;
c) accertamento dell'idoneità alla donazione (come previsto per la donazione di sangue),
ai sensi dell'art. 3 della legge 4 maggio 1990, n.107;
2. il donatore ha altresì diritto a conservare la normale retribuzione per le giornate di
degenza necessarie al prelievo del sangue midollare, eseguito in regime di spedalizzazione
e per quelle successive alla donazione, per il completo ripristino del suo stato fisico,
secondo quanto certificato dall'équipe medica che ha effettuato il prelievo di midollo
osseo.
I relativi contributi previdenziali sono accreditati ai sensi dell'art. 8 della legge 23
aprile 1981, n.155. A tal fine, al datore di lavoro sono certificati, a cura dei servizi
che hanno reso le prestazioni sanitarie, l'accesso e le pratiche inerenti alla procedura
di donazione cui è stato sottoposto il dipendente donatore.
La Dr.ssa Anna Gandini, dello stesso Centro, ha aggiornato i partecipanti
sull'organizzazione dei Registri nazionale e regionali dei donatori di midollo osseo,
evidenziandone i compiti e i risultati raggiunti in questi 10 anni di attività.
Ha concluso la giornata di formazione il Dr. Fabio Benedetti, del Centro Trapianti Midollo
Osseo di Verona, che ha relazionato sullo stato dell'arte del Trapianto di midollo osseo e
sulle future prospettive terapeutiche.
Ad ADRIA, il 15 settembre, si è tenuta la terza lezione a conclusione del Corso di
Formazione
Dopo il saluto del Sindaco e della Dr.ssa Beltrame della Direzione
dell'ASL 19, si sono alternati "in cattedra" i vari relatori il cui programma,
molto nutrito e dettagliato, comprendeva vari interventi fra cui quello del Dr. Rocco
Potenza, Primario del Dipartimento di Medicina Trasfusionale dell'Ospedale Civile di
Rovigo che ha parlato dell'esperienza del suo Centro per il reclutamento dei donatori di
midollo osseo e dell'impegno futuro per la donazione di sangue placentare.
Riguardo la donazione del sangue placentare, Lucia Casagrande e Sonia Gola, Ostetriche
dell'Unità operativa di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale di Montebelluna, hanno
parlato della loro triennale esperienza alle numerose ostetriche intervenute.
La raccolta del sangue placentare è una delle tappe di un progetto di lavoro
multidisciplinare che vede impegnati più operatori sanitari e per tale motivo la sua
organizzazione e realizzazione richiede disponibilità, un aggiornamento continuo e un
alto grado di coordinamento tra l'unità operativa e i servizi coinvolti.
Durante la loro lezione sono stati approfonditi i vari aspetti operativi e le procedure
per l'ottimizzazione della raccolta.
Gli aspetti operativi non possono essere disgiunti da quelli legislativi, illustrati
dettagliatamente da Lucia Casagrande, che ha collegato agli atti pratici le leggi di
riferimento.
Al termine ne è scaturito un interessante dibattito, apprezzato dal numeroso e attento
pubblico, la maggior parte del quale opera nel campo medico.

Gli obiettivi prefissi con questo corso
sono principalmente quattro:
- formare i volontari sull'aspetto scientifico sull'utilizzo delle cellule staminali e
delle implicazioni etico-sociali della ricerca biomedica;
- formare i potenziali donatori sulle tematiche suddette;
- consolidare nei volontari e nei giovani la cultura della donazione, che si costruisce
anche con la conoscenza di ciò che si dona e, attraverso ciò, creare futuri volontari e
donatori,
- rafforzare i rapporti tra le associazioni che si occupano di donazione di sangue, di
cellule staminali da midollo osseo e da sangue placentare, attraverso interventi e
progetti comuni.
Il CORSO DI FORMAZIONE fa parte di un progetto patrocinato dalla
REGIONE VENETO, dal SIMTI (Società Italiana di Medicina Trasfusionale e di
Immunoematologia) dalle Aziende Ospedaliere di Treviso, Verona, Rovigo ed Adria, dai
Centri di Servizio del Volontariato di Rovigo e Treviso.
Il progetto prevede una seconda fase che consisterà in una serie di incontri con gli
studenti dell'ultimo anno delle scuole superiori delle province venete.
Questi incontri saranno tenuti dagli stessi volontari e dai medici che hanno ricevuto la
formazione nel corso delle tre lezioni svoltesi durante l'estate.
In questo progetto è compresa la pubblicazione "CONOSCERE LE CELLULE STAMINALI
per una donazione consapevole", che sarà consegnata agli studenti, nelle varie
conferenze.
Anche le Associazioni regionali dei Donatori di Sangue AVIS, FIDAS e PADOS hanno
collaborato all' iniziativa.
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